mercoledì 16 giugno 2010

Il primo racconto

Ciao gente, mi sono decisa a postare qualcosa... ecco qua un raccontino di nemmeno una pagina, spero che vi piaccia! Quanto a libri veri... beh c'è qualcosa in cantiere ma è top secret.
A proposito, se siete fan di Licia (Troisi) sappiate che il volume illustrato delle guerre sta per uscire... c'è una piccola anteprima su internet (Paolo 4ever...)



LA PREDA
I suoi morbidi veli di tenebra fluttuarono intorno al giaciglio. Gli occhi candidi, senza pupilla, ammirarono la preda, le dita ossute sfiorarono il suo petto, in cui il cuore cantava la melodia della vita…
“Fermo!” Thanatos alzò lo sguardo: Eros gli sorrideva beffardo con le labbra scarlatte, il viso angelico scolpito nel diamante. L’amore carezzò le guance della preda umana, e Thanatos ne ebbe gelosia bruciante nelle ossa.
“Guarda che dolce bottino, Morte. Non credi che sia degno di essere guadagnato?”
“Che intendi?”
“Tu ghermisci i cuori delle fanciulle più belle con la forza, ma io li prendo con una sola carezza. loro mi pregano di divorarle nell’animo… anche questa fanciulla… vedo una ferita d’amore nel suo cuore.”
“Intendi dire che tu sia più forte di me? Che nessuno possa resisterti? Che tu sia più potente della morte, fra gli uomini?”
“E’ quello che ho visto nei millenni.” Thanatos sorrise con i denti neri.
“Quanto scommetti, fratello, che la dolce preda confesserà di temere più la morte?”
“E tu quanto scommetti che ella riconosca la potenza assoluta ed eterna dell’amore?”
Eros e Thanatos si strinsero le mani in segno d’accordo. Le ossa fredde della morte s’intrecciarono alle morbide dita rosate dell’amore. La sfida era iniziata.

Leila si svegliò nei suoi sogni: il prato enorme e smeraldino era faccia a faccia con il cielo, ma la sua mente non era annebbiata dall’incoscienza. Era perfettamente lucida.
“Benvenuta nell’Eden, fanciulla.”
Si voltò di scatto: un ragazzo dalle pelle splendente la guardava divertito, ma gli occhi purpurei erano seri e profondi. Le ricordava molto lui, lui che l’aveva lasciata, devastandola…
“Temo che il tuo cuore delizioso abbia attirato due predatori.” Rose nere incatenate dai rovi sbocciarono dal suolo, fondendosi in un manto eburneo. Sul fondo del cappuccio brillavano due occhi bianchi pieni di luce. Leila capì. Lo sentì nel cuore. Era la Morte.
La paura rese ghiaccio le sue vene, tremò, cadde in ginocchio.
“Cosa sta succedendo?”
“Non avere paura. Io sono Amore, egli è Morte. Tu dovrai solo decidere chi dei due è il più potente fra gli uomini.”
La fanciulla sussultò, Eros l’aiutò a rimettersi in piedi, mentre scrutava con i grandi occhi castani le due tremende divinità. A un suo cenno, la lotta ebbe inizio.

Un incendio di velluto morse il prato e il cielo, i drappi scarlatti la incatenarono, si dimenavano, correvano come fiamme rabbiose. Leila gridò, il velluto si spezzò in frammenti taglienti.
Eros apparve alle sue spalle bendandole gli occhi. Il caos si placò e i profumi la inebriarono…
Capelli, capelli biondi come miele, delicati, taglienti, dolci…
Capelli neri di malva, di notte gelida, di pioggia agrodolce…
Pelle candida sa di bucaneve, pelle scura sa di terra. Le sensazioni.
Dita – fuoco vivo –, schiena – pioggia di ghiaccio -, gambe – rovi pungenti -, testa – brividi sulle tempie. Un’overture stridente, assurda, irresistibile. Ne voleva ancora, ne voleva fino a devastarsi…
“Ammira il mio potere.” Eros le tolse la benda, Leila fu sorpresa dal vento.
Era a miliardi di metri di distanza dalla realtà, era in volo verso le stelle cadenti, le sue ali enormi e bianche occupavano tutto il cielo.
Il resto era cenere. Rise felice come mai lo era stata…
“Io ti sto sollevando. Il paradiso è lì.” Leila lo vide, con gli occhi lucidi di gioia, vide l’eternità di stelle e di sole.

La caduta fu nera, fulva, ustionante. Nuotava nuda nella lava, beveva dalla pioggia di cristallo, gelido sulla sua pelle infuocata… ma la cute non si consumava. L’angoscia, il morbo oscuro, il male, le veniva da sotto la pelle, da dentro. L’amore le stava distruggendo l’anima come un cancro, la pioggia era gelida sul suo cuore, non sul suo corpo.
Morire. Voleva morire. Voleva… le ali erano ossa, il paradiso inferno.
Il senso di tutto si arrendeva a quel Cerbero.
Esistere? Era nulla.
Riaprì gli occhi, stupita di averli ancora, stupita di vivere.
Era ciò che aveva provato quando lui l’aveva abbandonata.
Eros le stava davanti, con un leggero sorriso sulle labbra, ma si sedette graziosamente sull’erba, come uno spettatore. Leila guardò davanti a sé. Morte mosse la sua falce e il prato svanì…
Non sentiva le dita, non sentiva la schiena, le gambe… avanzò in quel regno di ghiaccio mentre la neve delicata si posava sulla sua pelle.
Le ossa si spogliavano lentamente della carne, ogni fiocco di neve ne portava via un pezzo. La metamorfosi banchettò del suo corpo, la neve succhiava il suo caldo sangue, il vento le strappava i capelli, il freddo mordeva silente la sua gola. Si vide cadere, un mucchietto di ossa bianche, era distrutta… e allora i lupi arrivarono. La sua anima era disgustata, avrebbe vomitato quell’orrore se avesse avuto uno stomaco, ma ora quello era in pasto ai lupi, che lo straziavano, che divoravano le sue braccia senza pelle, che ululavano eccitati alla vista del suo sangue.
Orrore puro e tremendo, il ghiaccio divenne nero, si sciolse, la bufera fu un solo urlo di donna, e migliaia di figure strisciavano sul fondo di quel lago nero. Erano corpi senza volto.
La Morte brillò di tenebre nel cimitero dei corpi mentre la sua anima si librava verso l’alto.

Eros e Thanatos la scrutavano.
“E’ arrivato il momento della scelta, fanciulla.”
Leila guardò la morte negli occhi. Lo sguardo di viscere nere, sangue marcio e predatori infernali la stremò, la paura eterna della morte formicolava nel suo cranio.
Pianse, singhiozzò, si gettò al suolo pur di sfuggirle.
Già vedeva la sua carne scivolare dallo scheletro…
“Morte! Morte, regina degli uomini!” Strillò tremante.
I suoi occhi spaventati si posarono su Eros. Leila sentì il cuore urlare in petto. I ricordi vividi dell’amore l’abbracciarono. Profumo, sorriso, sensazione, paradiso, ali… e poi la caduta. Nonostante la paura della tomba, capì.
La caduta era l’unica vera morte. Da quando lui l’aveva abbandonata si era sentita bruciare ogni giorno, come con Eros, nuotando nuda nella lava, corrotta sia nell’anima che nel corpo… a confronto il freddo esilio della morte era piacevole.
L’orrore del corpo restava ma alla fine l’anima sopravviveva, felice.
L’Amore si avvicinò a lei, sfiorandola con le labbra, e seppe che la gioia che le stava donando
poteva diventare agonia fin nello spirito.
“Eros…” Mormorò.
L’Amore, trionfante, le ghermì il dolcissimo cuore davanti alla Morte invidiosa.

giovedì 10 giugno 2010

Finalmente


Ciao a tutti.

Era da tempo che l'idea del blog mi frullava nella testa... questo è il primo post, fa un pò strano devo dire. Beh potrei cominciare a spiegare il nome, nuvola nove sembra senza senso!

Mi è venuto in mente mentre ascoltavo Cloud Nine, degli Evanescence. Mi sono scervellata per capire che significato avesse quel titolo, che tradotto è appunto "nuvola nove" e in pratica vuol dire: estrema felicità, euforia assoluta... così dato che è questo il mio stato adesso, ho pensato perché no? Vada per Nuvola Nove.
In fondo questo è un nascondiglio dal caos che c'è là fuori, un posto dove sognare ad occhi aperti semplicemente guardando un monitor. Ho aspettato talmente tanto per avere questo spazietto...